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 ViVi Sprint, 48 cc, cambio a tre marce con manopola girevole sul lato sinistro del manubrio.

 

VIBERTI: DAL RIMORCHIO AL CICLOMOTORE

La promessa mancata

epocauto di marzo di Eugenio Maffei

I ricordi e la storia
Fin da bambino ho sempre nutrito una grande ammirazione per questa azienda fondata a Torino nel 1922 da Candido Viberti e divenuta celebre per la sua produzione di rimorchi, autobus e carrozzerie per camion. Nel 1947, quando vivevo in Toscana, la mia abitazione era prospicente al deposito di un noto (allora) pastificio bolognese il quale veniva rifornito settimanalmente da parte di un corriere la cui flotta era costituita da camion Lancia (3-RO ed ESATAU) tutti con la loro bella carrozzeria Viberti. La maestosità di quelle cabine di colore verde con i loro fregi lucidi, esaltate dai “musoni” Lancia, creavano in me un certo timore reverenziale ma, sensazioni a parte, la Viberti costituiva l’immagine per antonomasia del prodotto che rappresentava.
Gli inizi
I primi approcci con il mondo delle due ruote avvennero verso la metà degli anni Cinquanta del secolo scorso quando Angelo Viberti, subentrato al padre Candido nella conduzione dell’azienda, accettò di costruire per la Maserati i telai in lamiera stampata destinati ai ciclomotori che da lì a poco la marca del tridente avrebbe immesso sul mercato. Contemporaneamente la Viberti intraprese un rapporto di collaborazione con la fabbrica di motori tedesca Victoria Werke di Norimberga, alla quale l’azienda torinese fornì i telai che venivano impiegati per assemblare i ciclomotori teutonici destinati al mercato interno.
Il passo definitivo verso le due ruote motorizzate avvenne in occasione del Motosalone di Milano nel dicembre del 1956 quando Angelo Viberti presentò alla stampa specializzata la prima versione del suo ciclomotore ViVi, suscitando nella quasi totalità dei suoi futuri concorrenti una forte e motivata preoccupazione. Addirittura quasi tutti i costruttori di ciclomotori si coalizzarono firmando un documento con il quale si chiedeva l’espulsione della Viberti dalla manifestazione fieristica. Il motivo della “ribellione” era molto semplice: gli operatori del settore si domandavano come fosse possibile, per una azienda totalmente digiuna di questioni motociclistiche, progettare e produrre un ciclomotore di buona fattura, dall'estetica perfettamente in linea coi tempi e per di più propulso da un motore di costruzione tedesca, quindi dalle caratteristiche e dalla qualità adeguate, a un prezzo inferiore del 35-40% rispetto alla equivalente produzione del momento. Qualche voce malevola ipotizzò che questa operazione celasse lo “zampino” della Fiat che della Viberti era partner, la quale avrebbe mirato a “sabotare” il mercato delle due ruote in vista della imminente uscita della Fiat Nuova 500 che l’anno successivo sarebbe stata immessa sul mercato...

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VI-VI GT 48 cc, 3 marce.

 

 

 epocauto 5 2023

  

 

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