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Kitsch è una parola di origine tedesca che, prendendo a prestito la definizione che ne dà la Treccani, indica la “produzione di oggetti presuntamente artistici, ma in realtà caratterizzati da ornamentazione eccessiva e dozzinale, banali e di cattivo gusto”.

E aggiunge, per rendere più chiara la descrizione, anche qualche esempio: “termometri a forma di torre Eiffel, barattoli contenitori a forma di statua, e simili”. Gillo Dorfles (1910-2018), critico d’arte, pittore e filosofo, nel 1968 pubblicò “Il Kitsch. Antologia del cattivo gusto” uno dei suoi saggi più noti e riconosciuti, destinato a diventare un vero e proprio testo di riferimento sul tema del cattivo gusto. In quel libro, più e più volte ristampato, si possono trovare le cose più brutte che siano mai state prodotte nei più disparati ambiti, dall’arredamento all’oggettistica, dalle opere d’arte alla pubblicità, dai monumenti al cinema. Il kitsch non è ancora morto ma continua a prosperare proponendo sul mercato delle cose di pessimo gusto. La radio-porta-fazzolettini di carta dell’immagine, trovata girovagando in Rete, è la prova provata che il settore è tuttora vitale. L’oggetto è disponibile in diversi colori per integrarsi in ambienti differenti e per soddisfare i gusti (??) dell’acquirente. Volutamente non si forniscono ulteriori dettagli sulla reperibilità di tale oggetto .